Entropia: Acquerelli di Andrea Mancini in mostra

Entropia: tutto va come deve andare, la mostra.

La Fondazione Palazzi inaugura Giovedì 22 ottobre alle 18.30 la terza mostra del programma di eventi nella galleria fiorentina del Palazzo Villani Stiozzi Ridolfi e del suo bellissimo giardino, il Cafaggio del Vescovo.

“Sostenibilità e Ambiente” è il titolo che guida le manifestazioni culturali promosse dalla Fondazione Palazzi, con il patrocinio del Comune di Firenze, insieme ad un calendario di eventi intesi a diffondere la cultura enogastronomica dei piccoli produttori locali, a sostenere le librerie indipendenti del territorio e dare spazio ad artisti, musicisti, artigiani della comunità.

Alle 18,30 di giovedì 22 ottobre c’è stata l’inaugurazione della mostra Entropia – tutto va come deve andare, con la presentazione di acquerelli realizzati da Andrea Mancini e con l’accompagnamento musicale del gruppo Classic Wind Scenes.

L’acquerello, o l’imprevedibilità della perfezione.

Di Andrea Mancini. Prefazione al catalogo della mostra

L’acquerello, nelle arti visive tradizionali, è la tecnica più sottovalutata e difficile che ci sia. Sottovalutata sin da bambini, quando regali la confezione con le pastiglie colorate e il pennellino, sottovalutata soprattutto da quei critici e galleristi che per un antico pregiudizio storico ritengono Oli, Acrilici, Alchidici, un migliore e più sicuro investimento in arte.

Difficile, perché come in nessuna altra tecnica l’acquerello richiede all’artista di mettersi a disposizione totale della imprevedibilità, dell’autonomia che questa tecnica richiede per dare il meglio di sé, per aspirare alla perfezione.

Non avrai mai due sfumature uguali, non sai mai dove e come sarà “la macchia” asciugando sulla carta… In altre parole l’acquerello non lo puoi controllare e devi imparare a lasciarti sorprendere dalla sua magia prima di dominarlo. Chi lo ha usato anche solo per diletto sa quanto questa proprietà spaventi e risulti frustrante al principiante come all’artista più consumato.

L’acquerello, per me, è la tecnica della leggerezza. Sin dai primi approcci l’ho sentito in sintonia con la mia maniera veloce e d’impressione, spesso volutamente non-finita. Forse per questo l’ho sempre preferito. Per l’immediatezza di espressione per raccontare un’emozione o per fermare l’attimo alla stessa velocità del pensiero. Con l’acquerello ho illustrato alcuni momenti del mio percorso artistico come fossero appunti scritti di getto. Talvolta sono stati frutto di mirati studi preliminari per arrivare a “quel” gesto, puro, estetico e sintetico (è il caso degli acquerelli creati per la moda o alle serie dei cantieri e degli accumuli). Ma la maggior parte di queste carte sono più spesso pezzi unici, non ripetuti, non studiati, quasi nel rispetto di un “ora e subito” che rendesse in un colpo solo l’estasi visionaria di un’immagine senza tanti filtri ma così, come mi veniva. Alla prima. Perché l’acquerello non ti consente pentimenti, e io – di lui – non mi sono mai pentito.

Queste tavole che vi presento sono come le pagine del mio diario, ognuna legata a momenti importanti della mia carriera, ad incontri e svolte professionali della mia vita che ne hanno tracciato il percorso con la stessa imprevedibilità e lo straordinario effetto a sorpresa di un pigmento sciolto in acqua.”

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